martedì 9 aprile 2013

L'evoluzione del linguaggio di FigliaPig

FigliaPig si è sempre fatta capire molto bene. Anche quando non parlava.
Le baby sitter "occasionali" erano stupite da come riuscisse a farsi capire ad appena 1 anno e senza pronunciare delle vere e proprie parole. Tipo che se aveva fame, ti indicava il suo seggiolone e tentava di dire pappa (PAAAA). Inequivocabile.
Alcuni vocabili invece erano chiari solo a noi della famiglia.
Ad esempio, il nome di FiglioPig: Matteo. A 18 mesi tentava di chiamarlo e quello che usciva fuori era "PESCE". Sulla relazione tra i suoni "Matteo" e "Pesce" continuiamo ad interrogarci tuttora. In ogni caso, siamo andati avanti tutta l'estate con "Pesce" e dovevamo sempre specificare agli estranei che in realtà era il nome del fratello per non farla prendere per una pazza visionaria, appassionata di pesce!
Intorno ai 24 mesi, Pesce si è trasformato in "PETTAO" e questo modo di chiamare FiglioPig era così simpatico che nel giro di poco è diventato il suo soprannome ufficiale (ancora adesso qualche volta lo chiamiamo così in modo affettuoso!).
E finalmente a metà marzo (ossia a 28 mesi) anche Pettao si è trasformato in un chiaro MATTEO.
Un'evoluzione simile ha avuto anche Babbo Natale. A 25 mesi circa diceva "Ucci Ciale", mentre ora lo pronuncia correttamente.
Nel corso degli ultimi mesi, FigliaPig ha migliorato molto la pronuncia delle tante parole che ormai conosce e ovviamente ha anche arricchito il suo vocabolario. Formula frasi abbastanza complesse e ci imita nelle espressioni e nei modi di dire. Ad esempio, mi passa le mani sulla fronte e sui capelli e mi dice "Sei bella sudatina!!" .... ovviamente a sproposito, quando non sono per niente "sudatina", il che la rende ancora più buffa!!! Ogni volta che noi o FiglioPig raccontiamo qualcosa della giornata, lei si intromette per fare altrettanto e tenta di ripetere quello che abbiamo detto noi, infilandoci i nomi delle sue amiche dell'asilo. Davvero tenera e divertente!!
Poi parlotta tanto da sola mentre gioca. Prende le sue bamboline, le sgrida perchè fanno i capricci e ripete loro "Non si fa! In castigo!!". Prende le pentoline, cucina ed elenca tutti gli ingredienti che mette (spesso non aderenti alla realtà, tipo prende il peperone e dice che è l'olio. Vabbè, dettagli!).
La prova del nove che dimostra quanto ora parli "bene", però, sono le canzoni. Prima canticchiava le canzoncine che imparava all'asilo nido e - a parte quelle già a note - noi non capivamo neppure l'argomento. I suoni che diceva erano senza senso e non avevano nessuno filo logico. Ora finalmente, con l'evoluzione del linguaggio,  abbiamo capito le parole e il significato di alcune canzoni che cantava da mesi e abbiamo scoperto che sono completamente diverse da quello che ci aspettavamo. Ad esempio, continuava a cantare "i bambini consolare" (o almeno sembrava dicesse così), mentre ora abbiamo scoperto che diceva "i  bambini so suonare" (dove viene suonata ogni parte del corpo del bambino: la pancia, il naso, ecc.). Che ridere con FiglioPig il giorno in cui FigliaPig ha finalmente pronunciato bene le parole della canzone: eravamo felici come se avessimo risolto il più intricato dei misteri!!
In conclusione ormai abbiamo un'altra bella chiacchierina in giro per casa, che promette bene come il fratellone. Lei non si lancia ancora in tanti discorsi davanti ad uno sconosciuto, ma con noi della famiglia non sta zitta un attimo e ci sono certi momenti che non saprei davvero dire chi è il più chiacchierone tra i due. Diciamo che la lingua non manca a nessuno. Neanche a MammaPig del resto.

giovedì 4 aprile 2013

La felicità è dall'altra parte della paura

Non sono una persona coraggiosa. E nemmeno impulsiva. Prima di decidermi a fare qualcosa, ci ragiono e ragiono e ragiono. Spesso poi è la mia prima scelta a prevalere, però prima di intraprenderla spendo sempre molto tempo ad esaminare tutti i pro e i contro, a vagliare eventuali altre soluzioni per poi alla fine tornare sulla prima scelta.
Quindi è raro che prenda una decisione di un certo spessore, così su due piedi.
E' raro, ma può capitare. Ed è capitato.
Tre settimane fa.

Come già vi dicevo qui, in questo periodo in ufficio non c'è molto lavoro e io ho accumulato nel corso degli anni tanti giorni di ferie arretrate. Il mio capo quindi mi ha "invitato" a prendere un po' di ferie.
Così, senza preavviso.
Che faccio a metà marzo?
La tentazione di vivere passivamente e oziosamente questi inaspettati giorni di ferie è stata forte, ma poi per caso, proprio in quei giorni, ho letto una frase che suonava più o meno così: "La felicità è dall'altra parte della paura". L'ho presa come un segno. Continuava a girarmi in testa. Come se qualcuno mi dicesse "Fallo". Mi ci voleva un po' di coraggio, solo un po' di coraggio, per prendere una decisione che avevo paura di prendere.
Partire con i bimbi. Da sola con i bimbi.
Andare a trovare NonnaPig, che vive ai Caraibi.

Pochi giorni dopo ero su un aereo. Da sola con i bimbi. Contentissimi.
Una decisione presa impulsivamente, senza riflettere troppo, senza esaminare ogni minima sfaccettatura e ogni minimo "e se ...", senza fermarmi di fronte ai mille dubbi e alle tante preoccupazioni.

Siamo partiti il 17 marzo: nella nostra città nevicava.
Siamo atterrati dopo 10 ore di volo e abbiamo trovato 29 gradi.

Sono stata sospesa tra realtà e sogno per diversi giorni.
Non mi sembrava possibile.
Non mi sembrava reale.

I piedini nudi, le bracciotte scoperte, i castelli di sabbia, il mare blu ed infinito, il sole che arroventava la pelle.

Sono state due settimane fantastiche.

La felicità è dall'altra parte della paura.









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